Per la siccità, in Sicilia, si conferma la tendenza peggiore: se ha piovuto, ha piovuto poco e alcune province rischiano di restare a secco entro luglio”. Sono le parole di Salvatore Cocina, il direttore della Protezione civile che sta combattendo con una emergenza senza precedenti. Gli allevatori stanno macellando parte del bestiame, il fieno è sempre più caro e gli agrumicoltori sono in ginocchio.
“Purtroppo – continua Cocina – vengono confermate le previsioni, doveva piovere a maggio, ma le precipitazioni sono state molto, ma molto scarse. La quantità di acqua prodotta non è stata considerevole e gli invasi sono rimasti a secco”. A rischio la distribuzione idrica nell’Agrigentino, nel Nisseno e nell’Ennese.
“E ancora, alcune zone del Palermitano – come spiega Cocina – e del Trapanese, in particolari quelle che dipendono da alcuni bacini gestiti da Siciliacque e quasi in esaurimento. Senza piogge consistenti, la presenza di acqua potrebbe finire a luglio, nella migliore delle ipotesi ad agosto. Si tratta dell’acqua per uso domestico, perché quella agricola scarseggia con turnazioni a 15 giorni nel Nisseno“.
“La resa del grano – prosegue Cocina – è così bassa in alcune aree, che le mietitrebbie lo hanno falciato per ricavarne paglia e sfamare il bestiame. In molte zone la terra è brulla, le colture di favino sono spesso andate distrutte ed è partita la selezione dei capi da tenere in vita. L’aumento degli abbattimenti, fino a questo momento, è del 30% rispetto al passato. Si parte dagli animali che producono meno, con un anticipo di “fine carriera” che finisce nel mattatoio“.
Lo spettro è quello di non riuscire a sfamarli tutti, né a dissetarli, con l’inizio di un’estate che è arrivata dopo un inverno senza piogge.
“Le situazioni peggiori – spiega Graziano Scardino, presidente della Cia Sicilia – sono nella Piana di Catania, di Gela, le zone collinari della provincia di Enna, di Caltanissetta e Agrigento. In alcune aree qualche pioggia in più è arrivata e le piante sono cresciute un po’ di più. La verità assoluta la sapremo quando usciranno le mietitrebbie e scopriremo le reali rese produttive”.
“La Regione ha stanziato 10 milioni di euro, ma questi fondi messi a disposizione dal governo regionale e nazionale – puntualizza Scardino – sono ben poca cosa rispetto ai danni stimati che arrivano a parecchie centinaia di milioni di euro. Chiederemo una implementazione dei fondi”.
In allarme, anche, gli agrumicoltori di Lentini e Francofonte. Tra gli agrumeti, la siccità ha il sibilo delle pompe sommerse che girano “a palla” con due mesi di anticipo. Le bollette elettriche sono schizzate alle stelle per i più fortunati, coloro che hanno pozzi di proprietà e possono provare ad accumulare acqua nei laghetti. Ma gran parte delle aziende agrumicole dipende dai consorzi di bonifica, che gestiscono invasi a secco e hanno recapitato le cartelle di pagamento del 2023.
“Dobbiamo tenere le pompe accese di più – interviene Gerardo Diana, presidente del consorzio dell’Arancia Rossa – per garantire al nostro frutto di crescere e maturare, dobbiamo salvaguardare le nostre piante. Servono interventi concreti subito, bisogna bloccare le cartelle dei consorzi che hanno distribuito pochissima acqua”.
“Gli agrumicoltori temono l’arrivo dell’estate, dobbiamo sapere come affrontarla – insiste il presidente Diana – per questo serve liquidità immediata per gli imprenditori agricoli”.
“Noi stiamo lavorando come Cia ai tavoli politici e anche tecnici per portare a casa qualche risultato e per potere risarcire in qualche modo gli allevatori e siamo stati convocati stasera a un tavolo preliminare del comitato di sorveglianza e monitoraggio per fare il punto sul Psr e su come evitare il disimpegno della spesa”. Non tutti sciopereranno, la Cia guidata da Scardino sta tentando la strada del dialogo, occhi puntati sui primi 10 milioni di euro stanziati dalla Regione per gli allevatori. Il tavolo stabilirà i criteri per l’assegnazione.
Ma non basta, Scardino spiega che ci sono in corso misure anche per il grano duro, a partire dai 15 milioni di euro messi a disposizione dal ministero dell’Agricoltura.
“C’è chi ha subito un danno del 100% – insiste Scardino – e poi bisogna vedere come far fare le domande ai cerealicoltori. Stiamo lavorando anche sulle infrastrutturazioni delle risorse idriche, puntando sul futuro per dotare le nostre imprese di una rete di laghetti aziendali e interaziendali e anche con un contributo per i pozzi, affrontando la crisi anche in vista di altre particolari calamità”.
“Noi non abbiamo motivo di scendere in piazza – conclude il presidente della Cia – stiamo lavorando alacremente a tutti i tavoli. Siamo riusciti a far pagare le misure della Pac e le altre misure, vogliamo combattere anche così la siccità”.