Dopo due anni di chiusure e riaperture a singhiozzo, dovute all’andamento altalenante dei contagi e delle misure di contenimento, il museo Archimede e Leonardo di Siracusa torna ad accogliere residenti e turisti. Il museo è una delle mete culturali più interessanti del capoluogo aretuseo.
Situato nei locali dell’ex Convento del Ritiro di via Mirabella, nel cuore di Ortigia, il museo ospita 60 ricostruzioni in scala delle macchine e delle invenzioni dei due grandi geni.
I visitatori intraprendono un viaggio a ritroso nel tempo, che inizia dalla Siracusa del III secolo a.C fino al 500, periodo in cui visse il maestro vinciano.
Un museo adatto agli appassionati di storia, di fisica, di matematica, ma anche a “misura di bambino” con un percorso museale e un laboratorio allestito all’interno degli spazi, dedicato ai piccoli visitatori, con la possibilità di toccare le macchine e capirne il funzionamento.
La ripartenza riempie di gioia la direttrice del museo Archimede e Leonardo, Maria Gabriella Capizzi, che si chiede: “Quale vaccino dovrà sviluppare il mondo della cultura per non farsi trovare impreparato alla ripartenza?”.
“Per superare lo stallo determinato dalla situazione emergenziale – afferma la direttrice – non basterà riaprire i siti di cultura, bisognerà tornare a offrire accoglienza. I musei del post-Covid hanno saputo esprimere una capacità di resilienza di non poco conto. Sul settore culturale si è abbattuta una tempesta che non lascia sul terreno solo detriti ma segni di una trasformazione profonda”.
“Ed è quella legata – sottolinea – al rapporto con il pubblico e la società, riscoprendo la prossimità e il confronto con le proprie comunità, diventando più inclusivi e aperti”.
“I musei costituiscono un presidio culturale, al pari delle biblioteche e degli archivi, una risorsa per le comunità locali, uno spazio di contatto e di confronto su tutti i problemi della contemporaneità, quindi un luogo di risorse resilienti – prosegue Maria Gabriella Capizzi – . Le persone hanno modificato il proprio approccio alla cultura e le proprie aspettative. Sono cambiate le regole del consumo culturale e il pubblico vuole essere sempre più coinvolto come parte attiva”.
“La cultura quindi non si ferma. Anzi. È più che mai importante, in un momento come questo – aggiunge la direttrice del museo – mantenere il contatto con i propri pubblici, restare capaci di trasmettere emozioni, esperienze, stimoli, intensificando la comunicazione. Ovvero creare una comunità attorno alla cultura. Il patrimonio storico e millenario della Sicilia di per sé non può fare nulla da solo e la bellezza non salverà il mondo se prima noi non la difendiamo. La cultura non si spolpa, non si prosciuga ma si apprezza, si nutre, si alimenta man mano che passa il tempo, invece di sfinirla, esaurirla. La cultura non è qualcosa che si trova ma è qualcosa che si costruisce”.
“Il Covid ha colpito duro e adesso è un nostro dovere offrire al pubblico la possibilità di rigenerare la mente e lo spirito con l’arte, la bellezza e la creatività – conclude Maria Gabriella Capizzi -. E se non siamo in grado di generare reddito, dobbiamo essere capaci di mostrare la nostra ‘utilità nel sociale’. La cultura ha sempre generato benessere e nelle circostanze attuali il nostro ruolo di addetti ai lavori è essenziale”.