Ieri è ricorso il decimo anniversario della morte di Stefano Biondo, giovane disabile psichico deceduto nel 2011, morto per asfissia meccanica, provocata dalla compressione della gabbia toracica messa in atto nel tentativo di tenerlo fermo durante la crisi, mentre si trovava ricoverato in una struttura sanitaria siracusana. Da allora la famiglia di Stefano, mai rassegnata all’assurda tragedia, se da una parte ha atteso a lungo che la giustizia facesse il proprio corso, con la condanna nel 2018 a due anni di reclusione per omicidio colposo dell’infermiere Giuseppe Alicata, dall’altra ha voluto convogliare l’immenso dolore patito per la perdita del proprio caro verso il bene. Ne è nata un’Associazione di volontariato che si prodiga con innumerevoli iniziative per la cittadinanza. In questa triste data la sorella di Stefano Biondo e presidente dell’Associazione Astrea in memoria di Stefano Biondo, pur non risparmiando parole dure in merito alla vicenda giudiziaria, torna a sottolineare l’importanza del tramutare il male ricevuto in bene collettivo, ancor più in questi tempi di emergenza. Di seguito il suo appello: “Il 25 gennaio è una data marchiata a fuoco nel mio cuore e della mia famiglia, oggi sono 10 anni dalla morte del mio amato fratellino. Un giorno nefasto, che da allora, non può più essere un giorno come tanti altri. Era il 2011, trovai il mio amato fratellino Stefano, buttato a terra, legato con un cavo elettrico e mi mori tra le braccia, malgrado i miei disperati tentativi di rianimarlo. Ucciso da chi lo avrebbe dovuto curare ed assistere, l’infermiere Giuseppe Alicata, condannato a due anni di reclusione, per omicidio colposo, dopo una lunga ed estenuante , assurda, vicenda giudiziaria, durata quasi 7 anni. Complice un sistema sanitario “Sordo” alle sofferenze di un ragazzo disabile psichico e della sua famiglia. Quanto detto, – continua La Monica – lo affermo io e me ne prendo la piena responsabilità, ma è stato certificato dall’assessorato alla salute Siciliana, che fece le adeguate indagini, purtroppo solo post morte. Mio fratello non aveva nessuna patologia che l’avrebbe portato alla morte. Non riesco a rassegnarmi alla sua perdita, così ingiusta. Ho lottato anni per far avere un posto riabilitativo per Stefanuccio, un suo sacrosanto diritto, mi sono rivolta a tutte, TUTTE le autorità del nostro territorio, il Sindaco, il direttore sanitario, l’Assessore regionale alla Sanità, il prefetto, il magistrato, il questore, il presidente della Repubblica, il Papà, una miriade di associazioni, I mass media ecc.. alla fine un posto lo hanno trovato per Stefano: UNA BARA! Sono passati 10 lunghissimi anni senza il mio amato Fratellino, di cui ero la tutrice e la seconda madre. Abbiamo incanalato il dolore e la rabbia per la sua ingiusta e straziante morte, nel “BENE”, dal 2012 è nata l’Associazione Astrea in memoria di Stefano Biondo ONLUS, nata per tenere viva la sua memoria, per aiutarci a trovare Giustizia, per far sì che casi analoghi non si ripetano più e per aiutare tutte le fasce deboli, con un occhio particolare per la disabilità. Sono state innumerevoli le iniziative in tal proposito portate avanti negli anni, Astrea ( la Dea della giustizia) ha un curriculum lodevole. In occasione del giorno della morte di Stefano, negli anni si sono svolte sempre iniziative in aiuto del prossimo. Quest’anno, dato che dall’emergenza sanitaria, sono scaturite molte altre urgenze ed Astrea dagli inizi della pandemia non si è mai fermata, malgrado le difficoltà, continuando a dare aiuti alle persone bisognose, il nostro appello è di aiutare chi è meno fortunato, con una raccolta alimenti, prodotti per l’infanzia, l’igiene con un buono bombola, con dei buoni spesa, con una donazione”.