Scuole italiane in ritardo su riqualificazione edilizia e servizi scolastici con persistenti divari tra le diverse aree del Paese e una transizione ecologica lenta. Gli stessi fondi del Pnrr stanno incidendo poco, con più del 40% degli interventi bloccati nella fase iniziale di progetto.
A scattare questa fotografia di sintesi, in occasione della giornata internazionale dell’educazione, così come riporta il quotidiano online, QdS, è il XXIII report ‘Ecosistema Scuola’ di Legambiente. Il report restituisce un’analisi sullo stato di salute di 6.343 edifici scolastici, di competenza di 93 comuni capoluogo di provincia (sui 110 esistenti, pari quindi all’85%), frequentati da oltre 1,2 milioni di studenti.
I dati parlano chiaro: i ritardi maggiori nel Mezzogiorno
I dati, relativi al 2022, parlano chiaro: i ritardi maggiori si registrano ancora volta nel Mezzogiorno, ma preoccupa anche la situazione del centro Italia colpito dal sisma del 2016 dove l’obiettivo messa in sicurezza delle scuole è ancora lontano; gli edifici scolastici del Sud, insieme a quelli delle Isole e del Centro, hanno mediamente necessità di interventi urgenti per una scuola su due, a fronte delle scuole del Nord che ne necessitano solo nel 21,2% dei casi.
In Sicilia e Calabria una scuola su tre a rischio crollo
In Sicilia e Calabria ben una scuola su tre ha necessità di interventi urgenti di manutenzione; inoltre, nelle città capoluogo, negli ultimi 5 anni non è stato costruito nessun nuovo edificio scolastico. Non va dimenticato poi che in Sicilia e Calabria, dove tutti i capoluoghi di provincia, con la sola eccezione di Caltanissetta, sono in area sismica 1 e 2, mediamente, nel 65% dei casi non è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica. Sul fronte messa in sicurezza, altro osservato speciale è il Centro Italia colpito dal sisma 2016 dove negli ultimi 5 anni, denuncia Legambiente, gli edifici in cui sono stati realizzati interventi di adeguamento sismico sono solo il 3,4%. Altra nota dolente, riguarda i servizi scolastici che nonostante rappresentino una parte importante per la crescita, la socialità e l’inclusione tra i ragazzi sono poco garantiti nelle scuole del Sud della Penisola. Il tempo pieno è praticato mediamente solo nel 20% delle scuole del Sud e delle Isole, contro una media del 35% delle classi del Centro Nord.
Capitolo palestre e gli impianti sportivi
Nel Sud Italia una scuola su due non ha palestre o impianti sportivi – scrive Legambiente – e dove gli impianti sono funzionanti, quelli che sono aperti oltre l’orario scolastico sono a poco più del 40% nelle città del Sud e del 33% nelle Isole, contro l’oltre 60% nei capoluoghi di provincia del Centro-Nord. “A fronte di ciò, se le risorse stanziate con il Pnrr, dovrebbero rappresentare in generale un’importante opportunità per rinnovare in tutta la Penisola la qualità degli edifici e dei servizi scolastici attraverso nuove scuole e più servizi tra cui tempo pieno, palestre, mense e asili nido, ad oggi fatica la messa a terra degli stanziamenti previsti con più del 40% degli interventi bloccati nella fase iniziale di progetto”, avverte l’associazione.
Le proposte di Legambiente al governo Meloni
Di fronte alla fotografia che emerge, Legambiente indirizza al governo Meloni e al ministro dell’Istruzione le sue proposte chiedendo, “in primis, di dare priorità nell’indirizzo dei fondi, compreso il Pnrr, alla messa in sicurezza e adeguamento sismico delle scuole in area sismica 1 e 2 e all’efficientamento energetico degli edifici raggiungendo una diminuzione dei consumi almeno del 50%; di istituire una struttura di governance per la facilitazione all’accesso e alla gestione dei fondi per l’edilizia scolastica da parte degli Enti Locali e di rendere di facile consultazione i dati dell’anagrafe scolastica e dello stato di avanzamento dei fondi e interventi per l’edilizia scolastica”.
“La transizione ecologica – dichiara Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente – passa anche per l’edilizia scolastica e i relativi servizi. Occorre accelerare il passo per evitare che la scuola rimanga indietro e che aumentino ancor di più le disuguaglianze. Le risorse del Pnrr rappresentano un’opportunità importante e preziosa che non deve essere assolutamente sprecata. Quello che ci auguriamo è che l’infrastruttura scolastica e tutto ciò che attiene all’istruzione venga considerato asse strategico per la crescita del Paese, con un costante e ampio investimento in una programmazione che assicuri la capacità di intervento ordinario e straordinario. Non dimenticando, in un Paese in cui persistono molti divari, che l’autonomia differenziata non è la risposta ad una tale esigenza di perequazione”.