Si rientra a Scuola, in buona parte del Paese, in Sicilia no. Dopo giorni di totale confusione sul rientro in classe, è arrivata, poi, la decisione del governatore Nello Musumeci di rinviare la riapertura post-natalizia di tre giorni. In Sicilia, dunque, la scuola in presenza riprenderà giovedì 13 gennaio ma solo in attesa di eventuali nuove disposizioni.
Il ministro Patrizio Bianchi ammette che c’è la possibilità di assenze tra i professori. Lo spettro della didattica a distanza resta sullo sfondo ma per molti studenti potrebbe presto diventare realtà.
Sul ritorno in classe restano critici dirigenti scolastici e medici per i quali si rischia il “caos”, con centinaia di alunni non presenti. Tra i prof e personale le assenze -secondo i presidi- potrebbero arrivare a quota 100 mila (il 10% del comparto) senza contare lo zoccolo duro dei “no vax” che, prima della stretta governativa sull’obbligo, sfiorava le 40 mila unità. E, secondo i dirigenti, trovare supplenti ora, mentre la pandemia corre, potrebbe essere un problema.
Dal canto suo il ministro dell’Istruzione Bianchi non arretra di un millimetro. La strada maestra per il Governo sono le lezioni in presenza. “La scuola è pronta: abbiamo approvato, all’unanimità, regole chiare precise e puntuali anche per quelle situazioni che richiedono la didattica a distanza ma il principio base è che si torna in classe”, spiega il capo del dicastero di viale Trastevere ribadendo che gli istituti sono un posto sicuro. Stesse parole utilizzate dal capo della struttura emergenziale, Francesco Paolo Figliuolo, per il quale le lezioni in presenza sono un segnale “importante” e le aule “luoghi sicuri con mascherine e distanziamento”. Per il generale la ricetta per scongiurare la dad è il potenziamento nell’attività di tracciamento e testing dei contatti all’interno delle strutture scolastiche. I presidi nelle ultime ore hanno ricevuto circolari dalla Struttura e dal Miur in cui vengono definite le linee guida in tema di contagi e controlli.
Per l’infettivologo Matteo Bassetti “chiudere le scuole non è servito e non riaprirle sarebbe un errore. Il giovane studente sta a scuola 5 ore è costantemente controllato: ha la mascherina, ha il distanziamento, ci sono i professori” mentre Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto ‘Mario Negri, assicura che le classi contribuiscono poco alla diffusione del virus