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Pallavolo, l’Archimede fa l’en-plein. Tra gli atleti anche don Raffaele Aprile: “E’ una seconda fede”

DiMaurilio Abela

Feb 25, 2025

La Polisportiva Archimede ha fatto l’en-plein. La squadra priolese ha chiuso al primo posto in classifica la fase provinciale del campionato Csi di pallavolo maschile, conquistando 18 punti nelle 6 gare disputate. L’ultima formazione affrontata e battuta (3-0) dai ragazzi di coach Salvo Bafumo è stato il Solarino. Prossimo ostacolo il Grammichele nei quarti di finale della fase interprovinciale. L’obiettivo è di arrivare alle finali regionali, come avvenuto 6 anni fa.

Tra gli atleti c’è anche un sacerdote, don Raffaele Aprile, che esercita il suo ministero al Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa. “Fin da bambino, ho sempre giocato a pallavolo – dice il presbitero siracusano – Ero già arrivato in questa categoria giocando, come oggi, a livello agonistico e questo mi ha aiutato. Poi trent’anni fa ho dovuto smettere per dedicarmi ad impegni importanti come l’obiezione di coscienza e il lavoro nel sociale”.

Poi è arrivata la convocazione più importante, quella del Signore.

“Esatto, è arrivata la vocazione. Sono entrato in seminario a Siracusa per sette anni e, nel 2016, sono stato ordinato sacerdote e mandato al santuario della Madonna delle Lacrime. Mesi addietro fa ho sentito riaffiorare questa passione e, a settembre dell’anno scorso, ho chiesto all’Archimede se potessi allenarmi con la squadra, giusto per tenermi in forma. Quest’anno invece mi hanno tesserato e ho cominciato fin da subito ad allenarmi. Non si può dire che la pallavolo non sia la mia seconda fede”. La gara di giovedì 20 febbraio con il Solarino è stata la terza ufficiale per il sacerdote siracusano che non si aspettava neanche di giocare.

Come è stato accolto dai compagni di squadra?

“Con grande rispetto. Quando scappa qualcosa sopra le righe, ovviamente li riprendo, ma in generale lo spogliatoio, gli allenamenti li vivo molto bene. La pallavolo è una grande metafora della vita: il gruppo affronta le difficoltà come fa una comunità. La pallavolo è sempre stato incontro, socialità e dialogo”.

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