Durante la kermesse di Forza Italia a Santa Flavia, il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ha fatto un annuncio che ha il sapore amaro di un’ammissione tardiva: l’istituzione del “Reddito di Povertà” per le famiglie con un Isee inferiore a 5.000 euro.
“Non è reddito di cittadinanza, ma reddito di povertà”, ha voluto subito chiarire Schifani, cercando di prendere le distanze da una misura che, per anni, è stata al centro delle polemiche e degli attacchi da parte della destra. L’intervento del governo siciliano, con un fondo di 30 milioni di euro stanziato per aiutare le famiglie più in difficoltà, segna un cambio di rotta rispetto alla narrazione di governo che ha spesso dipinto un’Italia prospera e immune dalle emergenze sociali.
Secondo Schifani, il fondo rappresenta “un aiuto alle famiglie che non ce la fanno” e un passo importante per il sostegno sociale a chi versa in condizioni di maggiore difficoltà. La misura è attualmente in esame in Commissione Bilancio dell’Ars e le modalità di erogazione verranno definite tramite decreto regionale a cura dell’Assessorato alla Famiglia e dell’Assessorato per l’Economia. La platea dei beneficiari, oltre ai disoccupati, includerà anche anziani e famiglie con figli a carico.
La proposta ha sollevato critiche tra gli esponenti dell’opposizione e dei sindacati. Nuccio Di Paola del M5S ha dichiarato: “La misura annunciata è un intervento ‘spot’ che dà solo un contributo una tantum a un numero limitato di famiglie, mentre il reddito di cittadinanza ha rappresentato un supporto mensile concreto per molti nuclei familiari”. Di Paola ha, quindi, invitato il governo regionale a investire maggiormente, sottolineando che “questo tipo di provvedimento dovrebbe disporre di almeno 100 milioni di euro”.
“In Sicilia – ha proseguito Nuccio Di Paola – i dati parlano chiaro: l’incidenza della povertà assoluta ha raggiunto livelli preoccupanti. Con oltre il 9,7% della popolazione in difficoltà, la decisione di Schifani non è solo un passo politico ma una presa di coscienza che arriva tardi. Dopo anni in cui il suo partito ha contribuito alla demolizione delle reti di sicurezza sociale ora si propone di rimediare con una misura che, per quanto ben intenzionata, rischia di risultare insufficiente“.
Critico anche Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia, che ha definito il provvedimento “pura propaganda” e ha sollevato dubbi sull’efficacia dell’importo stanziato: “Se il numero di richiedenti fosse simile a quello dei percettori del reddito di cittadinanza, ogni nucleo riceverebbe poco più di 100 euro l’anno. La somma stanziata appare irrisoria per rispondere ai bisogni reali delle famiglie siciliane in difficoltà”.
Mannino ha inoltre osservato che solo con il Reddito di Cittadinanza erano stati destinati all’isola circa 1,5 miliardi di euro l’anno, una cifra che permetteva a molti di far fronte alle necessità primarie.
Anche il segretario regionale del PD, Anthony Barbagallo, ha espresso perplessità sul provvedimento, affermando che si tratterebbe di una misura insufficiente per rispondere all’emergenza povertà in Sicilia.
Barbagallo ha aggiunto: “Siamo favorevoli a una misura che aiuti le famiglie in difficoltà, ma chiediamo che questa abbia una copertura stabile, con criteri oggettivi e tempi certi. Servono norme strutturali e continuative, non semplici contributi una tantum”.