Recentemente i Carabinieri della Compagnia di Noto hanno arrestato due uomini che,
fingendosi donna su un sito di incontri, hanno estorto denaro ad un giovane. È davvero
impossibile sincerarsi dell’identità di un utente del web?
“Non è impossibile, ma occorre sicuramente prestare attenzione. Infatti, tra i reati informatici più
diffusi vi sono proprio l’estorsione a sfondo sessuale (cd. Sextortion) o la truffa sentimentale (cd.
Love scam). In entrambi i casi, i criminali utilizzano dei profili falsi, creati ad arte per attirare la
nostra attenzione. I numeri, purtroppo, ci dicono che si tratta di un fenomeno fortemente diffuso,
che colpisce tutti, uomini e donne, di tutte le età. In generale i criminali contattano la vittima sui
social, inviando una richiesta di amicizia ed utilizzando immagini di uomini o donne avvenenti.
Dopo aver scambiato i primi messaggi, piano piano si crea un legame con il truffatore, che
inganna la vittima spingendola a credere che l’interlocutore ricambi i suoi sentimenti. Nel corso di
questo scambio di messaggi, di volta in volta vengono condivisi dettagli sempre più intimi, fino ad
arrivare in alcuni casi ad accettare di partecipare a videochiamate o comunque scambi di
fotografie erotiche che, vengono videoregistrate dai criminali. A quel punto, i truffatori
cominciano a chiedere alla vittima somme di denaro, anche rilevanti e che, a seconda dei casi,
possono arrivare a raggiungere le centinaia di migliaia di euro. Tuttavia, basta adottare alcuni
accorgimenti per capire se si tratti di un profilo autentico oppure no. Innanzitutto bisogna fare
attenzione alle foto che sono pubblicate. Generalmente i profili “falsi” hanno poche foto
oppure solo post recenti. Inoltre, è improbabile che vi siano commenti o “like” sotto eventuali
post. Nel caso in cui si intraprenda una conversazione via chat, inoltre, è importante prestare
attenzione al modo di scrivere, che spesso è pieno di errori grammaticali e l’interlocutore cercherà
di accelerare la conversazione con frasi “spinte”. In ogni caso, bisogna evitare di inviare proprie
foto intime, assicurandosi che il proprio volto non sia visibile“.
Lo scambio di materiale pornografico in rete è reato? Cos’è il revenge porn?
“Lo scambio di materiale pornografico in rete di per sé non è reato. È sicuramente reato scambiare,
pubblicare, scaricare o detenere materiale pedopornografico. Per quanto riguarda invece materiale
pornografico che riguarda persone adulte, anche “autoprodotto”, diventa reato se la diffusione o lo
scambio del materiale pornografico avviene senza il consenso delle persone rappresentate. Un caso esemplare è proprio quello del revenge porn, ossia la pubblicazione di immagini pornografiche che avviene ad opera di uno dei partner dopo la rottura della relazione come vera e propria vendetta nei confronti dell’altro partner. Il revenge porn, però, rientra nella più ampia categoria della pornografia non consensuale. Al riguardo, è bene sottolineare che con la legge n. 69 del 2019 del cosiddetto “Codice Rosso”, è stato introdotto il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, con cui viene punito non solo il revenge porn ma anche la pubblicazione, lo scambio e la diffusione a qualsiasi titolo di immagini pornografiche non consensuali“.
Se si ritiene di essere vittima di revenge porn o di ricatti sul web, come ci si può difendere?
“Nel caso in cui si ritenga di essere vittima, quale primo strumento di tutela, occorre sicuramente
sporgere denuncia presso la più vicina Stazione Carabinieri, o comunque presso un ufficio di
polizia. Oltre alla denuncia, nel caso in cui si sia vittima di revenge porn si può innanzitutto
richiedere al gestore del sito la rimozione del contenuto, oppure, nel caso in cui si abbia un
fondato timore che immagini a contenuto sessualmente esplicito possano essere diffuse senza
consenso, è possibile presentare una segnalazione al Garante della Privacy attraverso il sito
istituzionale del Garante. La segnalazione può essere presentata non solo dagli adulti, ma anche
dai minori“.
Dopo la denuncia si può richiedere la cancellazione dei propri dati in rete?
“Sì, come evidenziato si può richiedere la cancellazione sia prima della denuncia che dopo,
richiedendolo direttamente al gestore del sito dove i propri dati sono stati pubblicati, oppure al
Garante della Privacy. È bene comunque ricordare che non è possibile assicurare una
cancellazione assoluta dei propri dati dalla rete. Per questo, la prima forma di difesa è la prudenza.
Bisogna evitare di diffondere i propri dati personali e le proprie fotografie. Una volta pubblicati
sfuggono al nostro controllo e diventa di fatto impossibile la loro cancellazione una volta diffusi“.
E se si viene ricattati, cosa fare?
“Sicuramente non bisogna cedere al ricatto e all’intimidazione. Se viene richiesto denaro, non
bisogna assolutamente pagare. Infatti, dopo aver pagato la prima volta, non si può escludere che
verranno richiesti ulteriori pagamenti e infatti, nella quasi totalità dei casi, le richieste estorsive
non si interrompono con il pagamento della somma richiesta, anzi. Dopo aver pagato la prima
volta le richieste si fanno spesso più insistenti. Come dicevamo, è importante denunciare subito,
recandosi alla Stazione dei Carabinieri più vicina che, come dimostrato dalla recente operazione
portata a termine dai Carabinieri di Noto, potranno aiutare la vittima ad interrompere quello
che è destinato a diventare un vero e proprio incubo“.