I giovani continuano a lasciare la Sicilia alla ricerca di un lavoro e di migliori condizioni di vita. Lo spopolamento, che interessa piccoli e grandi centri dell’Isola, è un colpo per l’economia di un’Italia in difficoltà: è la perdita del capitale umano. Lo dimostrano gli ultimi dati dell’Istat: in Sicilia, dal 2019 al 2023, la popolazione è diminuita dell’1,93%. I numeri evidenziano un andamento negativo di oltre 94 mila abitanti.
Nel 2022, secondo i dati pubblicati in questi giorni dall’Istat, sono stati ben 8 mila i siciliani che hanno abbandonato l’Isola, l’8,2% del totale nazionale. La Sicilia si trova in tal modo al terzo posto nella classifica delle regioni in termini di espatri, superata soltanto dalla Lombardia, che conta 19 mila migranti, pari al 19,2% del totale nazionale, e dal Veneto, a quota 10 mila, il 9,6% dei 100 mila segnati in tutta la penisola. La maggior parte di chi lascia l’Italia si dirige in un Paese del continente europeo, in particolare appartenenti all’Unione europea, mentre quelli diretti verso paesi europei extra-Ue sono il 12%. Al continente europeo segue l’America Latina dove, nel complesso, nello stesso anno, gli espatri sono quasi 7 mila, il 7% sul totale dei flussi.
Verso i Paesi dell’America Latina si dirigono soprattutto i cittadini italiani nati all’estero, cioè persone precedentemente giunte in Italia che, una volta acquisita la cittadinanza italiana, in quanto discendenti di generazioni di emigrati italiani, fanno rientro nel Paese di origine. D’altro canto, sono ben 74 mila i rimpatri in tutta Italia, e anche in questo caso la Sicilia si trova al terzo posto, raccogliendo il 9,5% di quelli che ritornano, superata solo dal Lazio, al 10,6%, e dalla Lombardia, al 17,8%. Sul totale, il 52,6% sono quelli provenienti dall’Europa, in particolare, Germania, Regno Unito, Svizzera, Francia, Paesi che in passato, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, hanno costituito mete principali dei flussi di emigrazione dall’Italia. A questi, seguono l’Argentina (5,5%), il Brasile (5,3%) e gli Stati Uniti (5,1%).
Il problema emigrazione si lega a stretto giro con quello che è ormai un fenomeno evidente in Sicilia, e cioè lo spopolamento, e che riguarda soprattutto le aree interne della regione. Ma nell’Isola si verificano anche nuove poche nascite: nel 2022, infatti, ne sono state contate soltanto 36.810, segnando un calo, tra il 2021 ed il 2022, con 425 nuovi nati siciliani in meno. Questi, in dettaglio i numeri: la maglia nera della crisi demografica spetta al territorio di Enna, (-4,58%, -7.431 abitanti). Seguono Caltanissetta (-3,91%, -10.155), Agrigento (-3,46%, -14.826), Messina (-3%, -18.533), Palermo (-2,23%, -27.413), Trapani (-2,13, -9.033), Siracusa (-1,67%, -6.530).
Tra i capoluoghi di provincia, a soffrire di più dello spopolamento è Trapani, con -15,80%, -10.473. Seguono Enna che segna una perdita del 4,46%, -1.193 abitanti, Agrigento (-4,36%, -2.538), Messina (-4,31, -9.823), Caltanissetta (-3,90, -2.391), Palermo (-3,10%, 20.221), Siracusa (-2,57%, -3.075): in controtendenza Catania che cresce, dove la popolazione cresce dello 0,66% (+1.978) e Ragusa con +2,95% (+2.102 abitanti).
A fronte della riduzione delle nascite, cresce invece il tasso di mortalità dal 12,2 per mille del 2021 al 12,3 per mille del 2022, con un picco del 14,3 per mille registrato nella provincia di Enna. Le aspettative di vita, infatti, in Sicilia sono sensibilmente inferiori rispetto al resto della penisola, nonostante si sia innalzata l’età media dei siciliani, passando, rispetto al 2021, da 44,9 a 45,2 anni. Ragusa e Catania sono le province più giovani, rispettivamente con una età media di 44,1 e 44,2 anni, mentre Messina ed Enna risultano quelle più anziane con 46,7 e 46,5 anni.