Il coronavirus non ha bloccato l’attività dell’associazione “Per la città che vorrei di Siracusa”. Nell’impossibilità di organizzare incontri culturali, momenti di confronto o attività ludiche, il presidente Sergio Pillitteri ha deciso di ricorrere alla tecnologia. Internet per abbattere le distanze e mantenere i rapporti umani in un periodo difficile per via dell’emergenza sanitaria in atto “Ci siamo anche oggi – afferma Pillitteri – nonostante il periodo drammatico che stiamo attraversando. La nostra associazione, la nostra realtà culturale grazie ai componenti e ai soci, veri promotori, ha messo in campo l’unico strumento comunicativo in grado di integrare persone pur a distanza. Ci siamo e, pur se lontani, siamo vicini. Le nostre dirette, il nostro comunicare tramite web, rappresenta oggi un vero e proprio bagaglio e contenitore culturale in grado di rendere protagonisti gli attori del nostro territorio. Sono infatti – spiega Sergio Pillitteri – le loro culture, il loro sapere, i loro contributi tecnici e di esperienza a riempire le nostre dirette. Una città dentro la città, un modo per condividere idee, spunti programmatici, consigli, esperienze professionali e sociali tutti insieme”.
La continuità è garantita dal web. La pagina Facebook dell’associazione culturale “Per la città che vorrei”, sta assicurando una nuova forma d’integrazione socio-politica alternativa. “E’ aperta a tutti e gratuita – sottolinea il presidente – senza steccati e senza preclusioni. Le nostre dirette, talvolta stanno rappresentando anche elementi di supporto didattico, in base agli argomenti trattati, o informativo per tutte le fasce d’età. Un lavoro di approfondimento, che vede tanto impegno e da cui può anche uscir fuori un nuovo modello programmatico per la nostra città, provincia o anche in misura ampia. A tal proposito, archivieremo tutto in maniera meticolosa – dice Pillitteri – nella prospettiva di realizzare in futuro un vero e proprio supporto cartaceo in formato libro o multimediale, che avrà l’intero excursus svolto. È questo si o no – si domanda in maniera retorica – un laboratorio progettuale alternativo, di idee condivise? Penso proprio di sì. Anche la politica in senso stretto – conclude Sergio Pillitteri – guardi a modelli d’associazionismo come il nostro o similari, al fine di determinare un nuovo linguaggio comunicativo, aperto, utile e vicino al territorio, in grado di generare impulso e risoluzione delle tante istanze provenienti dal tessuto sociale territoriale”.