Raggiungiamo telefonicamente Carmelinda Gentile, una certezza nel nostro panorama teatrale. Siracusana di nascita ma “cittadina del mondo” è attrice e regista che si è formata artisticamente presso l’Istituto nazionale del Dramma antico, raggiungendo una pregevole maturità espressiva e scenica. Ha lavorato con i grandi nomi del teatro, fra i quali Luca Ronconi, Piera degli Esposti, Giorgio Albertazzi e Elisabetta Pozzi, e del cinema, fra i quali Franco Zeffirelli e Giuseppe Tornatore. È nota al grande pubblico per il personaggio di “Beba” nella serie TV “Il Commissario Montalbano”. Nel corso degli anni ha dimostrato di essere dotata di una personalità vulcanica e grintosa, capace di “indossare” ruoli sempre diversi, mostrando carattere ed una grande dote interpretativa. La sua carriera è costellata da importanti riconoscimenti e il lavoro di ricerca l’ha portata a donare al suo pubblico interpretazioni di inestimabile valore culturale e umano. Attualmente vive ad Amsterdam, dove dal 2016 ha fondato il “Korego Theater Group”, formato da attori di lingua italiana e residenti in Olanda. Per l’impatto sulla cultura italiana in Olanda, Carmelinda e il Korego hanno ricevuto il premio “Comites” per la Cittadinanza attiva 2017, dopo solo un anno di attività. Carmelinda Gentile, oltre a seguire la Compagnia e le sue produzioni, tiene regolari corsi e workshop ad Amsterdam, Utrecht e dintorni, oltre a curare la trasmissione radiofonica “Incursioni Teatrali”, trasmessa da Radio Onda Italiana.
Carmelinda, da piccola, cosa rispondevi a chi ti chiedeva “cosa vuoi fare da grande”?
Voglio fare l’attrice.
Come ti sei avvicinata alla recitazione? C’è stato qualcosa o qualcuno che ti hanno spinto verso questo mondo? Da piccola avevo una zia, sorella di mia nonna paterna che viveva con noi, la zia Giuseppina che mi raccontava di quando, da giovane, andava a vedere l’opera. Il marito era un produttore. Lei, poi, mi raccontava le trame ed io ne ero affascinata.
Hai cominciato a fare teatro molto giovane e sei stata anche insegnante a Siracusa ma non all’INDA. Com’è stato il tuo rapporto con i tuoi allievi e con l’insegnamento? In realtà ho iniziato a 9 anni con la danza e a 19 ho fatto la scuola di teatro. Non ho mai insegnato all’INDA ma nelle scuole per preparare gli studenti per gli spettacoli al festival dei giovani a Palazzolo Acreide e poi ho tenuto corsi per bambini ed anziani, collaborando con l´Auser. Con tutti i miei allievi si è sempre creato un bellissimo rapporto di affetto, direi quasi familiare.
Qual è stato il primo grande ruolo che ha dato inizio alla tua carriera? Il primo ruolo importante è stato quello di “Beba” nel Montalbano televisivo con la regia di Alberto Sironi.
Sei stata anche diretta dal grande regista Luca Ronconi. Com’è stato farsi dirigere da un monumento della regia teatrale? Quando ho lavorato negli spettacoli di Ronconi ero presente nel coro, formato da 35 elementi. Era una grande macchina che si muoveva ed ero molto giovane. Sicuramente si respirava un aria di genialità e col tempo tutto questo mi ha fatto capire ed apprezzare molte cose.
Nella tua carriera puoi dire di aver conosciuto sia attori agli inizi che mostri sacri del nostro panorama attoriale. Chi ricordi con affetto? Ricordo con grande stima ed affetto Piera degli Esposti, Elisabetta Pozzi, Lucilla Morlacchi e sono legatissima a Guia Jelo.
Giorgio Albertazzi, nel 2009, fu straordinario protagonista di Edipo a Colono di Sofocle al Teatro Greco di Siracusa. Tu, in quell’occasione, interpretavi il ruolo di Ismene. Ti chiedo: cosa si prova a recitare in uno scenario così intriso di storia, al fianco di un Mostro sacro del Teatro, come Albertazzi? Lavorare al Teatro Greco è sempre magia ed emozione, qualcosa che scatena in me, inevitabilmente, grande energia. Albertazzi mi commuove sempre. Mentre ero in scena osservavo la sua consapevolezza di essere là dove doveva essere, la sua energia ed ancora una bellezza che il tempo aveva conservato con gentilezza.
È un periodo delicato quello che stiamo attraversando e il Teatro ha subito una devastante battuta d’arresto: come lo stai vivendo, personalmente? Io cerco sempre di affrontare tutto con un sorriso. Mi sono, spesso, trovata davanti a grandissime difficoltà ma non mi sono mai arresa né mi sono lasciata andare. La vita è così: una lotta tra un momento e l’altro di felicità. Ogni “no”, ogni salita, ogni muro ci migliorano e ci fanno assaporare meglio le cose belle.
Oggi il teatro sembra sempre più relegato a chi può permetterselo o a chi ha accesso a finanziamenti pubblici. Come dovrebbe intervenire la politica per migliorare le attività dei teatri e delle compagnie? Credi che le istituzioni stiano gestendo bene la situazione in termini di regole e aiuti economici? La categoria dei lavoratori dello spettacolo avrebbe bisogno di decreti speciali e la situazione attuale ha messo in evidenza ciò che già era da anni un disastro. Non vivendo in Italia non posso dire “se” e “come” è gestita la situazione ma, sicuramente, in futuro bisognerà fare dei cambiamenti.
La politica sottovaluta gli attori e il loro lavoro? In generale tutti sottovalutano il lavoro degli artisti, perché si pensa che tutti possano essere tutto, poiché spesso non si capisce la differenza fra arte – frutto di studio, impegno, costanza – e l’apparire con la creazione di personaggi a cui la televisione ci ha abituati.
Secondo te, qual è il linguaggio che il teatro può utilizzare per avvicinare nuovo pubblico? Il linguaggio del teatro è uno dei più antichi del mondo: ha delle regole ben definite e si basa sull’essere umano nella sua forma essenziale, direi carne e ossa. L’amore per il teatro è qualcosa di innato: chi può dare un vero segno per la creazione di pubblico è sicuramente la scuola, dove il teatro dovrebbe essere materia di studio. Come ho detto ho lavorato nelle scuole. Non ho formato attori ma, sicuramente, spettatori critici e capaci di sentire e che hanno in qualche modo assorbito la mia passione.
Un giovane vuole intraprendere la carriera di attore: un consiglio per una cosa “da fare” e una “da non fare”. Fare una scuola di teatro seria e fare esperienze di vita, anche diverse dal teatro, in quanto bisogna vivere per poter essere anche altro. Non arrendersi e, soprattutto, non sottovalutare nessuno dei colleghi perché, anche dagli attori più umili, se non soprattutto da loro, c’è tantissimo da imparare.
Cosa può fare, invece, il teatro per avvicinarsi ai giovani? Credo che il teatro indipendente possa essere l’unica soluzione, in quanto non è legato al mercato e, quindi, fa una ricerca di messaggi sicuramente più profondi e diretti al pubblico.
Il futuro del teatro è lo streaming? Lo streaming è solo una soluzione ad un momento ma il teatro ha bisogno di presenza e immediatezza per essere.
Teatro e cinema, che differenza passa tra palco e set? Due mondi diversi, affascinanti. Il teatro richiede mesi di preparazione, mentre il cinema ha dei tempi diversi, più veloci. Entrambi mondi che, comunque, richiedono impegno, sacrificio e serietà.
Hai diretto, oltre a recitare, diversi lavori teatrali. Esiste una vocazione alla regia? Sicuramente si. Mi piace trovare i personaggi nelle persone che incontro; mi piace vedere uno spettacolo realizzato, prima nella mia immaginazione; mi piace trovare il messaggio di un testo e poi farlo mio e creare un mondo su quello.
Fare teatro e cultura in Sicilia, a Siracusa. Quali le tendenze e le difficoltà attuali? Non vivendo più a Siracusa non posso darti una risposta esaustiva. Sicuramente la mancanza di teatri è una delle difficoltà per le produzioni indipendenti.
La scomparsa di Andrea Camilleri che tu hai ben conosciuto, avendo interpretato il famoso personaggio della “briosa” Beba nella serie TV “Il Commissario Montalbano”, ha lasciato in eredità una visione originale della Sicilia, dove emerge una grande ironia, ma anche una lezione d’umanità. Qual è il tuo parere? Camilleri ha creato un mondo legato ai suoi ricordi, toccando anche dei punti cardini della sicilianità che sono universalmente validi.
Siracusa ti manca? Cosa della città di Archimede hai portato con te in Olanda? E mi manca si, la mia Siracusa. Mi sono portata tutto quello che mi ha resa quello che sono.
Donna e mamma in carriera. Come riesci a coniugare il tutto? A chi ti senti di dire grazie, oggi? Faccio come fanno tutte le donne: mi organizzo. Dico “grazie”, sempre al mio Leonardo per essere così paziente e complice della sua mamma.
Un’ultima domanda sui tuoi programmi futuri, stai preparando qualcosa? Per il futuro ho tanti progetti, realizzabili e no. Mi piacerebbe tanto tornare a casa e quando dico “casa” intendo il colle Temenite…
Salvo Bottaro