Siracusa, 17.09.2024 – È fissata per domani, giovedì 19 settembre al Tribunale di Catania, la nuova udienza per il processo d’Appello per l’omicidio colposo del 21enne siracusano disabile psichico Stefano Biondo, come si ricorderà, deceduto il 25 gennaio del 2011 all’interno della comunità alloggio dove si trovava ricoverato.
Un nuovo triste capitolo per i familiari del giovane nella vicenda che vide nel 2018 la condanna in primo grado, a due anni di reclusione e il risarcimento alla famiglia della vittima, dell’infermiere dell’Asp di Siracusa accusato di aver provocato il soffocamento del giovane Stefano, costretto a terra da una manovra di contenimento durante una crisi. Sentenza di primo grado impugnata dalla difesa del paramedico siracusano per il quale l’udienza d’appello, inizialmente prevista per la scorsa primavera, dopo aver subito un rinvio tecnico è stata fissata per domani.
Un adempimento che rischia però, dopo lunghi ed estenuanti anni e vari rinvii, di finire ancora con un nulla di fatto o peggio con una nuova richiesta di archiviazione (come quella avanzata in prima istanza dall’ex pm Giancarlo Longo all’epoca incaricato del caso, poi rigettata dalla giudice delle indagini preliminari Alessandra Gigli), questo quanto confermato a Rossana La Monica, sorella di Stefano Biondo, dall’avvocato Massimo Lo Vecchio, che assiste la famiglia.
“Sono passati 14 anni dalla morte di Stefano e ancora nulla dalla giustizia italiana, – ribadisce Rossana La Monica. Domani volevamo essere presenti al tribunale con le nostre magliette e la nostra speranza di ottenerla quella giustizia che abbiamo tanto atteso e che abbiamo scelto come simbolo della nostra associazione Astrea, nata proprio in memoria del mio fratellino ma purtroppo siamo stati informati dal nostro legale che l’udienza sarà solo cartulare, dunque a porte chiuse. In più, – continua La Monica – l’avvocato ci ha anche preparato all’evenienza, proprio perché è nella facoltà del giudice, visto il protrarsi del procedimento, di pronunciarsi per la prescrizione dei termini.
Quello che so per certo, – conclude Rossana La Monica –è che in quell’aula, dietro quelle porte chiuse, si deciderà se rendere giustizia ad una morte assurda o procedere all’archiviazione del caso, una decisione che dopo tutti questi anni a noi suonerebbe non solo come una beffa ma come un vero oltraggio alla memoria del nostro caro Stefano che chiedeva solo di vivere. Per il mio Fratellino ha fallito la natura, ha fallito la sanità, non deve e non può fallire anche la giustizia!