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Crollo delle iscrizioni scolastiche in Sicilia e taglio agli insegnanti: in provincia di Siracusa -70

Diredazione SB

Apr 9, 2025
Empty School classroom

Il calo degli studenti e il conseguente taglio dei docenti preoccupa fortemente il sindacato Flc Cgil Sicilia, che lancia un nuovo grido d’allarme sui rischi concreti per il sistema scolastico dell’Isola. Ad evidenziare la situazione è il segretario regionale Adriano Rizza, commentando i dati previsti per il prossimo anno scolastico 2025/2026.

In Sicilia previsti 8.500 studenti in meno

Secondo le stime, la popolazione scolastica siciliana passerà da 659.007 a 650.511 alunni, con una perdita secca di 8.496 iscritti. Un dato che conferma il trend demografico in costante declino, con effetti a cascata sull’organizzazione della scuola pubblica.
Questo calo si tradurrà anche in un taglio di 603 posti da docente su un totale di circa 58.300 insegnanti attualmente in organico nella regione.

I tagli alla scuola siciliana

Questa la suddivisione dei tagli prevista per le province siciliane: 115 a Catania, 100 a Palermo, 85 a Messina, 75 a Trapani, 70 a Siracusa, 65 ad Agrigento, 55 a Ragusa, 37 a Caltanissetta e 35 ad Enna. “Questi dati – spiega il segretario generale della Uil Scuola Sicilia, Claudio Parasporo, – evidenziano un impoverimento del servizio educativo, aggravato dalla scarsità di investimenti per rispondere ai bisogni reali degli studenti, in particolare quelli con disabilità o necessità educative speciali”.L’esponente della Uil poi segnala un ulteriore problema: “L’organico in deroga per il sostegno in Sicilia comprende oltre tredicimila insegnanti aggiuntivi. Ciò significa che il fabbisogno reale di personale specializzato è enormemente superiore rispetto agli incrementi previsti, che risultano irrilevanti rispetto alle necessità effettive”.

Uil Scuola: “Sicilia penalizzata”

E Parasporo conclude: “Il governo nazionale sembra più attento ai tagli del personale piuttosto che al miglioramento del servizio scolastico. Questo approccio penalizza soprattutto le aree già svantaggiate della nostra isola dove sarebbe necessario un maggiore investimento per ridurre il numero di alunni per classe e migliorare le condizioni di apprendimento. Occorre una programmazione più attenta che tenga conto delle esigenze specifiche delle scuole siciliane e delle sfide poste dallo spopolamento”.

Lo spopolamento della Scuola in Sicilia

La Flc Cgil Sicilia accende i riflettori proprio sullo spopolamento. Secondo i calcoli del sindacato, per l’anno scolastico 2025/2026 la Sicilia perderà 8.496 alunni passando da 659.007 a 650.511 studenti. “Il calo demografico e il dimensionamento scolastico imposti dal governo stanno impoverendo la scuola pubblica siciliana – osserva Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia -. La perdita di quasi 8.500 studenti nel prossimo anno scolastico è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare”.

Cgil: “Dal governo scelte miopi”

“Questo è l’effetto combinato – spiega Rizza – del calo delle nascite e delle scelte miopi del governo nazionale, che ha avviato un processo di dimensionamento scolastico che penalizza le scuole del Mezzogiorno e, in particolare, la nostra regione. Una logica puramente numerica che ignora le reali esigenze dei territori, soprattutto di quelli più fragili e a rischio spopolamento”.

Secondo la Flc Cgil Sicilia, il taglio degli organici non solo comporta una diminuzione dei posti di lavoro per docenti e personale Ata, ma incide negativamente sulla qualità della didattica e sulle condizioni di lavoro nelle scuole. “Serve un cambio di rotta – sottolinea Rizza – con scelte politiche intelligenti e coraggiose”.

La ricetta della Flc Cgil Sicilia

E ancora: “Occorre ridurre il numero di alunni per classe, per garantire una scuola inclusiva e di qualità, e investire concretamente nei territori interni e montani, contrastando lo spopolamento e sostenendo la presenza di presìdi scolastici diffusi e accessibili. Non possiamo accettare – conclude il segretario del sindacato – che a pagare il prezzo della crisi demografica e delle politiche sbagliate siano le nostre scuole, i nostri lavoratori e, soprattutto, i nostri studenti”.

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