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Caso Umica, la Cgil vuole trovare una soluzione

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Mar 28, 2017

Ridare un futuro occupazionale alle 44 donne, dipendenti della Umica, azienda chiusa dalla magistratura per presunte violazioni ambientali. E’ l’obiettivo che si è posta la Fiom Cgil. <<La situazione delle 44 lavoratrici – spiega Antonio Recano, segretario provinciale Fiom – è particolarmente pesante perché non solo si sono ritrovate in mezzo alla strada da un momento all’altro, ma senza alcuna speranza di riprendere il lavoro e fino a ieri, visto che non erano partiti i licenziamenti, per loro non era stato possibile accedere alla disoccupazione e tantomeno vedersi riconosciuti gli stipendi non percepiti. Ora però siamo riusciti a chiedere la procedura per i licenziamenti ottenendo con l’impegno dell’azienda (raggiunto tramite le conciliazioni ) a pagare le competenze maturate in tre mesi >>. Resta però irrisolta l’incognita del futuro occupazionale; una situazione spinosa a cui Recano vorrebbe trovare soluzione. <<Non è un’operazione facile; bisogna tenere presente che già il settore metalmeccanico è particolarmente in crisi, e per di più si tratta di trovare opportunità di lavoro per donne la cui presenza nel comparto non è esattamente frequente. Ma ciò ovviamente non ci scoraggia>>. L’Umica è un’azienda del settore chimico (nota per la produzione di profumi per ambienti) ma avrebbe applicato contratti metalmeccanici perché meno onerosi per i datori di lavoro. <<Il corso della giustizia non deve costituire una sventura per le 44 dipendenti della Umica – conclude Antonio Recano – e per questo stiamo cercando di trovare una soluzione per chi ha avuto la “colpa” di lavorare in un’azienda che non si sarebbe attenuta alle vigenti norme di tutela ambientale>>.

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