E’ una figura di spicco del panorama sportivo siracusano e, da qualche anno ormai, focalizza la sua attenzione sul calcio femminile. Ha alle spalle un curriculum ricco di esperienze professionali e adesso lavora sul territorio. Daniele Greco (nella foto) è direttore tecnico dell’Atletico Siracusa. Proprio nelle vesti di responsabile degli allenatori della società aretusea ci ha rilasciato una intervista in cui parla del movimento women. “Negli ultimi anni – sottolinea Greco – la crescita del calcio femminile è stata notevole nonostante le difficoltà che tutti i club hanno attraversato e che attraverseranno. Il numero di calciatrici professioniste e dilettanti è aumentato, così come quello dei tifosi che seguono con passione le vicende delle squadre. Le società – continua Greco – sono più organizzate, basti pensare che adesso c’è un investimento nell’area scouting. I campionati mondiali e i tornei europei hanno ottenuto una visibilità senza eguali, attirando e incuriosendo un pubblico sempre più vasto e vario. Di pari passo anche l’impatto mediatico è cresciuto notevolmente. Le tv e le piattaforme digitali stanno dedicando maggior spazio alle competizioni femminili, alzando ancor di più l’attenzione e l’interesse verso nuovi stakeholder. La partita Juventus-Roma trasmessa su Rai 2 domenica 13 ottobre ha visto la presenza allo stadio di circa 30.000 spettatori”.
Daniele Greco parla anche di sostenibilità e pianificazione. “Tutti i maggiori club di Serie A – dice – devono fare i conti con questi aspetti che ritengo fondamentali e strategici. Una nota dolente ancora oggi sono le infrastrutture sportive, essenziali per un’adeguata formazione educativa e sportiva e una sana preparazione. Al nord questo aspetto si nota poco ma in Sicilia le infrastrutture continuano ad essere carenti o non all’altezza dei fabbisogni delle squadre femminili. Questo aspetto impedisce non solo la pratica quotidiana delle bambine e delle ragazze ma anche la professionalità di chi ogni giorno è sui campi da calcio come tecnici, dirigenti e responsabili di settore. Lo Stato deve essere il primo sostenitore e serve un immediato investimento, continuo e costante, non soltanto di tipo economico ma anche in ordine di tempo per avere una visione molto più ampia utile ad espandere il calcio femminile siciliano per farlo arrivare ai livelli che contano”.
Nonostante questo grande gap con il nord, negli ultimi anni la Sicilia ha visto esordire ad alti livelli delle calciatrici come Roberta Aprile (Sampdoria) e Manuela Sciabica (Napoli). Attualmente in regione ci sono delle giovani calciatrici che possono giocare su grandi palcoscenici. “Una su tutte è Josephine Brunetti – riprende Greco – difensore centrale classe 2010, che gioca nel Catania FC e che è già nota a tutti i maggiori club d’Italia. Inoltre dallo scorso anno è già inserita nel Progetto “Calcio+15 – FIGC” con a capo il responsabile tecnico regionale Massimo Osman, che sta facendo un ottimo lavoro”. La Brunetti è stata convocata per uno stage a livello nazionale da domani, giorno 23, al 26 ottobre al Centro di preparazione Olimpica CONI di Tirrenia, con il responsabile tecnico Francesca Valetto”.
“Ulteriori barriere – aggiunge Greco – sono ancora rappresentate dai pregiudizi culturali che vedono ancora il calcio come uno sport prettamente maschile. Fortunatamente oggi le atlete sono riconosciute e tutelate allo stesso livello dei loro colleghi maschi. Tanto è stato fatto ma tanto c’è ancora da fare e sono convinto che nei prossimi decenni ci sarà una forte crescita anche a livello internazionale. Tutto questo movimento va ben oltre il calcio perché si toccano anche sfere sociali ad ampio raggio e di grande portata. L’impatto sociale del calcio femminile si traduce in un forte strumento di empowerment. Questo, da un lato offre alle giovani atlete figure di riferimento con cui identificarsi; dall’altro, fornisce alle donne uno spazio in cui possono esprimere il proprio talento e la propria passione, in condizioni di parità con i colleghi maschi. Inoltre, la crescente professionalizzazione e la visibilità mediatica contribuiscono a costruire un contesto in cui le aspirazioni sportive femminili sono prese sul serio, incentivando ulteriori investimenti e interesse pubblico. Il calcio femminile – continua Daniele Greco – diventa, dunque, un catalizzatore per un cambiamento sociale più ampio, più giusto e inclusivo. Per concludere, ma non per ultimo, non dimentichiamoci che il calcio femminile, e lo sport in generale, può fare molto sul tema della lotta alla violenza sulle donne. Occorre avere responsabilità e attenzione verso questa problematica, guidando un cambiamento che parta dalle scuole fin dai primi anni. Serve cambiare totalmente la cultura italiana – termina Daniele Greco – nei confronti della figura della donna che spesso è costretta a subire nel silenzio”.