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AVOLA. OLTRE MILLE FIRME IN 7 GIORNI CONTRO LA CHIUSURA DEL CONVENTO DI SAN ANTONIO

Diredazione SB

Ott 14, 2021

No alla chiusura del convento di Sant’Antonio: è questa la richiesta partita da un gruppo di cittadini avolesi attraverso una petizione su Change.org che ha raccolto oltre mille firme in 7 giorni; l’appello è rivolto al Ministro Provinciale dei Frati Minori.

“Il Capitolo Provinciale dei Frati Minori Conventuali di Sicilia ha recentemente deciso di chiudere il Convento di San Antonio Abate ad Avola”, esordisce il testo della raccolta firme. “Una decisione, questa, che ha suscitato in ognuno di noi, e nella comunità avolese tutta, sorpresa, tristezza e smarrimento, perché la comunità francescana di San Antonio da quasi 70 anni fa parte integrante della storia e dell’identità religiosa della città, perché il convento dei francescani ad Avola è, ed è stato, un punto di riferimento per ogni avolese, credente e non”, spiegano i promotori. “Nei frati, la cittadinanza ha posto sentimenti di fiducia, disponibilità e generosità, basti pensare alle recenti realizzazioni e migliorie operate in chiesa ( banchi, vetrate, illuminazione ed altro ), oppure, in epoca meno recente, alla realizzazione della casa di riposo Oasi San Francesco”.

Chiesa di Sant'Antonio Abate, Avola - Risorse simili da vedere vicino

Di qui l’appello al Ministro Provinciale, “affinché voglia ritornare su questa triste decisione e, ricercando soluzioni meno immediate, possa trovare soluzioni alternative, quali ad esempio la creazione di una Casa Filiale, ipotesi prevista dalle stesse Costituzioni. Ciò consentirebbe alla Comunità dei Frati, seppur in numero ridotto, di proseguire l’importante missione iniziata nel 1952, e riconosciuta da ogni singolo avolese meritevole di Lode, a Gloria di Dio e del Serafico Padre Francesco. […]. Siamo consapevoli che la progressiva mancanza di frati è un fatto oggettivo”, concludono gli autori del testo, “dall’altro lato però proprio per questo riteniamo necessario operare scelte coraggiose, alternative e lungimiranti, e porsi nelle mani della Provvidenza con la speranza di un futuro più roseo. Giunti alla fine di queste considerazioni, a Lei, reverendo Ministro Provinciale, ci rivolgiamo fiduciosi per domandare un ripensamento”.

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