Undici associazioni culturali ed ambientaliste, tra cui Italia Nostra, hanno scritto all’Unesco ed all’Ufficio beni culturali del ministero della Cultura per lanciare l’allarme sulle condizioni del Teatro greco di Siracusa. Secondo quanto emerge nella lettera-denuncia, il rischio è dettato dall’“uso eccessivo del monumento come contenitore teatrale, incompatibile, per durata e modalità, con l’attuale stato di conservazione“.
Il riferimento è alla recente stagione dei concerti pop e rock, tenutasi nell’antica cavea che ha ospitato 12 stelle della musica italiana: questi spettacoli, a parere delle associazioni, avrebbero sottoposto a stress un sito molto fragile.
“Il Teatro è scavato in una calcarenite tenera e porosa“, un “fango carbonatico litificato di origine marina che presenta una porosità molto elevata dal 20 al 30%“ secondo la definizione del professor Lorenzo Lazzarini, esperto petrografo dell’Università di Venezia, che ha lanciato ripetuti allarmi sullo stato del monumento“ spiegano le associazioni, per cui, “tra decibel, spettatori di tipologia ben diversa da quella degli abituali estimatori delle tragedie classiche e la copertura protratta nel tempo i danni alla fragile struttura ossea del monumento rischiano di essere enormi“.
Inoltre, nell’analisi delle associazioni “le vicende storiche, visto che il monumento è stato per alcuni secoli sede di mulini ad acqua, con conseguente continuo ruscellamento di acqua su tutta la cavea e le condizioni ambientali, tra cui le escursioni termiche, l’erosione eolica e la vegetazione, generano una situazione di intrinseca fragilità, che si rivela nella percepibile accelerazione del processo di degrado naturale“.
Il Teatro greco ospita ogni anno le rappresentazioni classiche, organizzate dalla Fondazione Inda: questi eventi, secondo le associazioni, hanno un loro peso sulla tenuta dell’antica cavea.
“Da poche rappresentazioni si è passati a rappresentazioni giornaliere, da un mese di svolgimento a più di due mesi, dalla cadenza quadriennale a quella biennale e infine, negli anni novanta, alla cadenza annuale. Così anche per le scenografie: da pochi elementi leggeri e facilmente manovrabili si è passati a installazioni sempre più impegnative e pesanti, che per di più vengono montate e smontate, praticamente ogni giorno, per la durata di due mesi, dal momento che le diverse opere rappresentate si alternano giornalmente, con effetti di pesante e continuo attrito“.
Per questo motivo, le associazioni chiedono all’Unesco, “nell’ambito della funzione di controllo che può e deve esercitare sullo stato dei beni oggetto di Dichiarazione Unesco, di voler intervenire per valutare la congruità dell’attuale uso del Teatro con le esigenze della tutela, per come prescritto dalla normativa nazionale vigente e ribadito dalla stessa Carta di Siracusa per la conservazione, fruizione e gestione delle architetture teatrali antiche“.