Vecchie e care cabine telefoniche, addio! Le cabine telefoniche, infatti, spariranno, e lo faranno prima del previsto. Durante la conferenza sui conti del semestre, Tim ha confermato che “le 16mila postazioni pubbliche attualmente disseminate per le strade delle nostre città verranno rimosse entro la fine del 2023“, quindi in anticipo rispetto al 2026 com’era invece previsto nei piani. Lo smantellamento segue la decisione dell‘Agcom che, dopo una consultazione pubblica, aveva stabilito che Tim non avesse più l’obbligo di garantire il servizio pubblico.
Nessuno le cerca più da quando i telefonini fanno parte integrante della vita di ogni persona, tanto da sembrare come ingombranti fantasmi lungo quei marciapiedi dove ancora sono presenti.
Cimeli di un passato che hanno permesso a milioni di italiani di restare in contatto con i propri cari e a tanti fidanzati che hanno attraversato gli anni ‘60, ‘70, ‘80 e ‘90, di costruire amori grazie a un gettone, a piccole monete e poi a schede magnetiche.
Con la paura di trovare file interminabili davanti a quella cornetta o qualche guasto. Ricordi che mettono in conto anche tanti scherzi quando il numero del chiamante non era ancora visibile. Dopo il boom economico e la significativa crescita delle chiamate interurbane, il sistema telefonico nazionale vide nascere la Sip (Società per l’esercizio telefonico) che, a Siracusa, in via Palermo prima e in via Arsenale, dopo, divenne un punto strategico della comunicazione locale grazie alla nascita di alcuni edifici (le cosiddette centrali, ndr) sparsi in città ed ancora presenti con in cima alcuni trasmettitori, di cui uno in viale Tica. La società divenne poi Telecom Italia nel 1994. Erano anni in cui nascevano anche i primi accessori come il fax, la segreteria telefonica, il vivavoce o il cercapersone. Da non dimenticare poi, in via Brenta (a pochi passi da Corso Gelone) anche una postazione pubblica sempre, presa d’assalto, anche perché all’interno si potevano trovare gli elenchi telefonici di tutte le province italiane. Poi, con l’arrivo dei cellulari e man mano delle tariffe a basso costo, l’addio alle cabine iniziò a diventare sempre più realtà.
Già nel 2010 l’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) aveva dato il via libera alla Telecom per procedere alla rimozione dei telefoni pubblici in eccesso, deturpati o utilizzati, come denunciato più volte, come luogo per una discarica di rifiuti.
Anche l’arrivo delle schede magnetiche aveva fatto credere che la tecnologia fosse proprio definitivamente arrivata, tant’è che i gettoni smisero di circolare, sostituiti da quei “pezzi in plastica” che andavano a ruba tra i collezionisti.
Poi arrivarono i telefonini e la storia della comunicazione cambiò ancora e sempre più a discapito delle vecchie cabine che in alcune città divennero, addirittura, piccole biblioteche di “book crossing”, in cui prendere o lasciare libri in prestito: le cosiddette “biblio-cabina”.
Ecco le cabine che resteranno in vita
Durante la conferenza, il management di Tim ha annunciato che ad essere mantenute funzionali saranno le cabine telefoniche in luoghi di interesse sociale come carceri, caserme, ospedali e dove non arriva la copertura della rete mobile, come ad esempio nei rifugi di montagna. In totale, le postazioni di questo tipo sono 1.801.