Disabilità, servizi alla persona e risorse economiche. Sono già certi i sussidi del “Fondo per la disabilità e per la non autosufficienza” che l’assessorato della Famiglia e delle Politiche sociali della Regione Siciliana sta destinando ai caregiver: saranno liquidati 1.870.000 euro ai distretti sociosanitari siciliani da redistribuire con i “Bonus caregiver”. Il 65% andrà alle persone che assistono disabili gravi e il 35% a coloro che supportano i disabili gravissimi.
“Benvenuto il sostegno economico per i caregiver – spiega Pieremilio Vasta, coordinatore regionale della Rete Civica Sanità – ma i servizi alle persone promessi dal PNRR saranno altrettanto certi in Sicilia?”.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede la creazione di Case di Comunità, la cui efficienza sarà misurata sulla qualità dei servizi sanitari e sociali effettivamente complementari da garantire. Per questo la Rete Civica di Salute vede nell’offerta e nella formazione di risorse umane competenti la migliore forma di tutela sanitaria e sociale a garanzia dei soggetti svantaggiati.
“Nei contesti domestici come in quelli sanitari l’aiuto economico alle famiglie è fondamentale, ma ciò che incide sulla qualità della vita e sulla salute dei beneficiari ultimi sono soprattutto i servizi da donare e garantire. I caregiver familiari devono essere formati per rispondere al meglio ai bisogni della persona fragile assistita. Devono essere in grado di comprendere appieno le modalità più adeguate per affrontare le situazioni critiche”.
E sulla progettazione strategica della medicina di prossimità Vasta precisa “puntare con lungimiranza ad investire nella predisposizione di risorse umane multidisciplinari a supporto delle Case di comunità, che non siano concepite solo come luogo fisico di convivenza della sanità con il sociale, che già essere un primo passo. Piuttosto sono esse stesse la convergenza e l’integrazione di tutte le risorse che la comunità può esprimere: quelle delle istituzioni locali, delle ASP e dei Comuni, ma anche delle istituzioni sociali, del Terzo Settore e del volontariato civico“.
“Le Case di Comunità – conclude Vasta – devono poggiare su tutti questi pilastri e devono essere orientate alla costruzione della “salute” e del “benessere” nella vita quotidiana delle persone. Questo è il vero senso della co-progettazione e co-programmazione con gli utenti“.