Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Messina hanno arrestato 29 persone nell’ambito di un’operazione antimafia, “Beta”. Le accuse, a vario titolo, vanno dall’ associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, esercizio abusivo dell’attività di giochi e scommesse, riciclaggio e possesso illegale di armi. Le indagini del Ros hanno accettato per la prima volta la presenza di una cellula operativa a Messina della famiglia mafiosa di Santapaola di Catania. Il gruppo avrebbe avuto interessi negli appalti pubblici grazie alla collusione di alcuni funzionari dell’amministrazione comunale per l’acquisizione di immobili da adibire ad alloggi popolari, ma avevano anche interessi nella corse clandestine di cavalli e nelle scommesse.
Ci sono anche un funzionario del Comune di Messina, accusato di corruzione, imprenditori e un avvocato, indagato per riciclaggio tra gli arrestati dell’operazione Beta.
Sono 29 gli arrestati. Manca all’appello l’imprenditore Carlo Borella, che ha alcune aziende in Africa. Per lui sono stati disposti i domiciliari. Si è consegnato in mattinata Fabio Lo Turco, anche lui ai domiciliari. Il provvedimento era stato siglato per 29 persone. Ma nella retata è finito anche Lorenzo Mazzullo, impiegato come autista in Procura.
Sono andati in carcere Vincenzo, Benedetto, Pasquale e Antonio Romeo, Stefano Barbera, il geometra Biagio Grasso, Giuseppe Verde (32 anni), Marco Daidone (44), Nunzio Laganà (42), l’avvocato Andrea Lo Castro, il funzionario dell’ufficio urbanistica del comune di Messina Raffaele Cucinotta, il catanese Salvatore Galvagno di Biancavilla, i catanesi Carmelo Laudani e Vincenzo Santapaola, Roberto Cappuccio di Siracusa, il milanese Mauro Guarnieri, Antonio e Salvatore Lipari. Domiciliari per Francesco Romeo, Italo Nebiolo di Chivasso, Salvatore Boninelli di Paternó, i messinesi Silvia Gentile (46), Stefano Giorgio Piluso (48), Maurizio Romeo (37), Gaetano Lombardo (41), Giuseppe Amenta (48).
L’ordinanza è scattata anche per Carlo Borella, irreperibile perché in Africa.
Tra le persone coinvolte nell’operazione c’è pure l’imprenditore siracusano, Roberto Cappuccio, 52 anni, che viene accusato di tentata estorsione aggravata dai metodi mafiosi. Una vicenda che risale al 2013. Secondo gli investigatori, Cappuccio sarebbe stato in affari con Vincenzo Santapaola. Entrambi avrebbero costretto l’imprenditore Nicola Giannetto a corrispondere ad una Cooperativa che commercia in alimentari, della quale Cappuccio e Santapaola sono soci, poco più di 900 mila euro a titolo di corrispettivo per le forniture effettuate ad una società gestita da Giannetto. Secondo da Dda, però, lo avrebbero fatto con metodi mafiosi, minacciando la vittima. Inoltre avrebbero chiesto a Giannetto, con le minacce , di rinunciare all’azione risarcitoria che aveva intrapreso.
Cappuccio a Siracusa è conosciuto per la sua attività imprenditoriale nel settore degli alimentari ed è considerato il “re della distribuzione”. L’imprenditore è difeso dall’avvocato Bruno Leone. Il penalista, che ritiene eccessiva la carcerazione per il suo assistito, ha fatto sapere che ricorrerà al tribunale del Riesame.